Ti sei mai chiesto quali ombre si nascondono dietro una vittoria? Il 14 luglio 1943, durante lo sbarco in Sicilia, gli Alleati liberarono l’aeroporto di Biscari… ma dietro quell’impresa si celò un episodio tragico che pochi ricordano.
Cosa accadde davvero a Biscari?
Nel bel mezzo della campagna di Sicilia, la 45ª Divisione statunitense, guidata dal celebre generale George S. Patton, avanzò verso l’aeroporto di Biscari (oggi Acate). Dopo aspri scontri con le forze dell’Asse, furono catturati circa 73 prigionieri: 71 italiani e 2 tedeschi.
Ma quello che avvenne dopo ha lasciato un segno indelebile nella storia militare della Seconda guerra mondiale.
Il contesto storico e l’aeroporto 504
L’aeroporto militare 504, a Santo Pietro di Caltagirone, fu utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale per gli attacchi contro le basi britanniche a Malta. Dopo la sua conquista da parte degli americani, il 14 luglio 1943, fu teatro del massacro di prigionieri italiani e tedeschi. Una lapide, inaugurata nel 2012, ricorda le vittime di questo eccidio.
Il 27 giugno 1943, durante la preparazione delle truppe statunitensi per lo sbarco in Sicilia, il generale Patton tenne a Comberwell un discorso agli ufficiali della 45ª Divisione di Fanteria. In alcuni passaggi, il suo tono fu un esplicito invito a non fare prigionieri e a sparare anche se il nemico si fosse arreso, dicendo: “non badate alle loro mani alzate”.
Subito dopo lo sbarco in Sicilia, il 180º Reggimento della 45ª Divisione si diresse verso l’aeroporto di Biscari. Dopo intensi bombardamenti, l’aeroporto fu accerchiato e il 14 luglio 1943 i difensori si arresero.
Due massacri, un solo giorno
Il massacro del sergente West
Il sergente Horace T. West prese in custodia un gruppo di prigionieri disarmati. Li condusse in una zona isolata con il pretesto di interrogarli e ordinò ai suoi uomini di allontanarsi. Poco dopo, aprì il fuoco con una mitragliatrice Thompson, uccidendo almeno 37 soldati italiani.
Testimoni riferirono che finì alcuni dei feriti a colpi di pistola. Le sue azioni furono così brutali che persino alcuni commilitoni le denunciarono immediatamente.
L’eccidio del capitano Compton
Il capitano John T. Compton, poche ore dopo, fece allineare un altro gruppo di circa 36 prigionieri lungo una strada. Nonostante fossero disarmati, scalzi e chiaramente arresi, ordinò l’esecuzione con un plotone di soldati americani.
In questo frangente perì anche il famoso atleta tedesco Luz Long, amico di Jesse Owens, che aveva partecipato ai Giochi olimpici di Berlino del 1936.
Il bilancio delle vittime
Complessivamente furono uccise novanta persone: settantasei prigionieri di guerra italiani, quattro artiglieri tedeschi e dodici civili.
Il ruolo di Patton: ispirazione o incitamento?
Il generale Patton non fu presente fisicamente durante i massacri, ma fu accusato di aver contribuito indirettamente. Secondo diverse testimonianze, in un discorso rivolto ai suoi uomini avrebbe detto: “Non badate alle mani alzate… nessun prigioniero!”.
Questa frase fu interpretata come un incitamento a eliminare anche i prigionieri di guerra. In seguito, Patton smentì ogni coinvolgimento diretto, ma nel colloquio del 5 aprile 1944 con un ispettore del Ministero della Guerra, ammise di aver tenuto un discorso “abbastanza sanguinario”, sostenendo però di averlo fatto per stimolare lo spirito combattivo della divisione.
Giustizia a metà: tra condanne e insabbiamenti
Il generale Omar Bradley fu informato dell’accaduto e avviò un’indagine. Furono individuati i responsabili, che vennero rinviati a giudizio. Entrambi citarono come giustificazione le parole di Patton.
- Il sergente West fu condannato all’ergastolo, degradato e rimesso in servizio. Morì nel gennaio 1974.
- Il capitano Compton fu assolto dalla Corte marziale. Trasferito al 179º Reggimento di fanteria, morì l’8 novembre 1943 nei pressi di Montecassino.
I crimini di guerra compiuti nel 1943 in Sicilia sono stati più volte rivelati negli Stati Uniti. In Italia, un’indagine fu avviata nel 1947, ma poi insabbiata. Solo nel 2005 fu riaperta l’inchiesta.
Un eroe dimenticato: Luz Long
Tra i caduti ci sarebbe anche Luz Long, atleta tedesco noto per aver aiutato Jesse Owens durante le Olimpiadi di Berlino nel 1936. Se confermata, la sua uccisione renderebbe ancora più tragico e simbolico il massacro di Biscari.
Il silenzio e la memoria
L’episodio venne per anni ignorato dalla storiografia ufficiale. Solo negli ultimi decenni, con l’apertura di alcuni archivi e testimonianze emerse postume, il massacro di Biscari ha trovato spazio nella memoria collettiva.
Nel 2012, ad Acate, è stata inaugurata una lapide commemorativa che ricorda le vittime di quel tragico giorno.
Il massacro di Biscari dimostra come anche gli “eroi” del bene possano perdere l’umanità nelle pieghe della guerra. Oggi resta una ferita della memoria: un monito che la vittoria non giustifica l’orrore.
Ricordare questi eventi è essenziale, perché dietro ogni pagina gloriosa si nasconde spesso una verità scomoda che merita di essere raccontata.