La strage di Gorla: Una ferita ancora aperta
Il 20 ottobre 1944, Milano visse uno dei suoi giorni più tragici, una ferita che ancora oggi brucia nella memoria collettiva: la strage di Gorla. In pieno conflitto mondiale, la città, già duramente provata dai bombardamenti, vide perire 184 bambini insieme a tutto il corpo docente della scuola elementare “Francesco Crispi“, colpiti da un ordigno sganciato da uno stormo di bombardieri americani. Un episodio che, purtroppo, è rimasto a lungo ai margini della memoria ufficiale, quasi fosse un dettaglio scomodo, una tragedia da ricordare con pudore.
Una tragedia evitabile
Quella mattina, 36 bombardieri B-24 del 451° Bomb Group dell’USAAF decollati da Foggia avevano come obiettivo gli stabilimenti industriali della Breda a Sesto San Giovanni e quelli della Isotta Fraschini e dell’Alfa Romeo a Milano. Tuttavia, un errore di calcolo – consapevole, secondo alcune fonti – portò gli aerei a sganciare le bombe su aree residenziali, tra cui il quartiere di Gorla, nonostante ci fosse la consapevolezza di non essere sopra l’obiettivo designato. Uno degli ordigni colpì in pieno la scuola elementare, penetrando nel vano scale mentre i bambini si dirigevano al rifugio. Un’esplosione che si portò via 184 vite innocenti, trasformando una tranquilla mattina scolastica in una scena di orrore inimmaginabile.
La strage di Gorla non fu l’unico bombardamento di quel giorno: complessivamente, a Milano, le vittime furono 614. Ma quella delle piccole vite spezzate in una scuola rappresenta un dolore tanto profondo quanto difficile da accettare, tanto più considerando che mai nessuno fu chiamato a rispondere di quel bombardamento.
Il silenzio della memoria
Per decenni, questa strage è stata quasi dimenticata dalle istituzioni nazionali, relegata ai margini di una narrazione storica che preferiva non soffermarsi su eventi tanto scomodi. Solo il 14 ottobre 2024, ad 80 anni dalla tragedia, un presidente della Repubblica, per la prima volta, si è recato a Gorla per commemorare le vittime. Un gesto che, pur essendo storico, non è stato esente da polemiche: la visita è avvenuta in una data differente rispetto alla commemorazione ufficiale del 20 ottobre e in forma privata, quasi a voler minimizzare il ricordo di un evento che, per quanto drammatico, sembra ancora difficile da affrontare pubblicamente. Ricordare la strage di Gorla non è solo un dovere storico, ma un impegno morale nei confronti delle vittime, delle loro famiglie e di tutti coloro che credono nel valore della memoria. È un monito contro l’indifferenza.