L’Armistizio di Cassibile: Un Giorno di Resa e Caos
L’estate del 1943 si concluse con un evento che avrebbe segnato per sempre la storia d’Italia: l’annuncio dell’armistizio di Cassibile. Alle 19.42 dell’8 settembre, dai microfoni dell’EIAR, il Maresciallo Pietro Badoglio proclamava la resa senza condizioni alle forze anglo-americane. Le sue parole, “ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”, diedero il via a un disastro.
L’Italia si ritrovò in una situazione di totale incertezza, ma fu soprattutto al Confine Orientale che la crisi assunse le sembianze di una vera e propria catastrofe. Con lo scioglimento delle istituzioni e la fuga di molti comandanti militari, la popolazione si ritrovò completamente abbandonata a se stessa, alla mercé dei partigiani comunisti slavi (aiutati anche dai partigiani comunisti italiani). Molti presidi militari, seguendo l’esempio di chi fuggiva da Roma, svanirono in poche ore. Il “tutti a casa” non era solo una mentalità, ma una logica che portò a lasciare il campo libero a chi aveva ben altri piani.
L’inizio del Terrore e le Verità Scomode
In poche ore, i partigiani (slavi locali e centinaia di italiani rinnegati del posto) presero il controllo di città come Parenzo, Pisino e Albona. Il caos si trasformò in una vera e propria carneficina, con migliaia di persone prelevate dalle proprie case, arrestate, accusate di reati inesistenti e giustiziate sommariamente. Tra queste vittime, molte erano donne e persino ragazzini.
Di questo periodo buio, emergono tre verità scomode, che è doveroso ricordare:
- La corresponsabilità dei comunisti istriani. Figure come Aldo Negri e Pino Budicin parteciparono attivamente alla stesura delle “Decisioni di Pisino”, che decretavano la fine della sovranità italiana e l’annessione dei territori alla Jugoslavia. Essi furono paladini del distacco dei territori italiani e della loro unione con la nuova Jugoslavia, tradendo il proprio popolo.
- L’intervento dei tedeschi. Sebbene sia un fatto difficile da accettare, furono le forze tedesche, nei primi giorni di ottobre di quell’anno, a interrompere gli arresti e le barbare uccisioni di massa perpetrate dai partigiani comunisti.
- La premeditata pulizia etnica. Le Foibe non furono il risultato di una rivolta spontanea. L’occultamento dei corpi e la successiva negazione di qualsiasi violenza etnica dimostrano che l’obiettivo del progetto politico di Tito era la snazionalizzazione di quelle terre, facendo semplicemente sparire i suoi abitanti italiani.
L’8 settembre, per gli Istriani e per chi visse quei giorni, non fu solo un giorno di resa militare, ma l’inizio di una fine drammatica e dolorosa. Un giorno che segnò per sempre il destino di intere comunità.
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