Il sacrificio che non si dimentica
Il 18 luglio 2025, presso la Questura di Siracusa, si è svolta la cerimonia ufficiale per l’intitolazione della Sala Riunioni alla memoria della Guardia di Pubblica Sicurezza Biagio Sicuso, giovane agente ucciso nelle foibe della violenza dei partigiani titini.

Sicuso, appena 26 anni, fu catturato il 5 maggio 1945 e, dopo atroci sevizie, il suo corpo venne gettato in una delle foibe di Basovizza, insieme a centinaia di militari e civili italiani, vittime delle epurazioni anti-italiane dei partigiani jugoslavi, spesso aiutati dai partigiani italiani. Il suo unico “crimine”: rappresentare lo Stato italiano in un territorio preteso conteso e ferito.
Presenti le istituzioni: un messaggio per il futuro
Alla cerimonia erano presenti il Questore Roberto Pellicone, il Prefetto Giovanni Signer, il Sindaco Francesco Italia e il nipote della vittima, Sebastiano Sicuso, che ha voluto condividere un ricordo personale e struggente:
“Lo abbiamo aspettato per anni… poi nel 1956 arrivò la comunicazione della Croce Rossa che ci confermava la sua morte”.
Il Questore Pellicone ha dichiarato:
«Intitolare a Biagio Sicuso uno spazio simbolico della nostra Questura significa portare la sua memoria dentro il nostro quotidiano impegno per la legalità e la coesione sociale. Non si tratta soltanto di onorare un nostro caduto, ma di riaffermare i valori della Repubblica, della dignità e del coraggio di chi ha servito lo Stato fino all’estremo sacrificio».
Memoria, identità e verità storica

Questa iniziativa nasce dalla volontà di onorare e restituire dignità storica al sacrificio di un figlio di Siracusa, caduto in uno dei capitoli più drammatici e a lungo rimossi della nostra storia nazionale. Ricordare, oggi più che mai, significa riconoscere, costruire identità e tutelare la verità storica contro ogni oblio o tentativo di revisionismo. Le foibe sono una ferita aperta nel cuore del nostro Paese, e ogni gesto come questo contribuisce a sanarla con rispetto, consapevolezza e responsabilità.
La Sala Riunioni della Questura non è solo un luogo fisico, ma ora è anche un simbolo vivente di memoria e legalità. Ogni incontro, ogni decisione, ogni parola che verrà pronunciata in quella sala porterà con sé il peso e l’onore del nome Biagio Sicuso.
Non si tratta solo di ricordare un uomo, ma di rimettere al centro la storia delle nostre famiglie, dei nostri padri, dei nostri nonni. La memoria è identità, e senza identità non può esserci giustizia, né futuro.