Il 18 Agosto, ricordiamo il 77° anniversario della strage di Vergarolla, avvenuta a Pola, in Istria. Quel tragico 18 Agosto 1946 rappresenta uno dei più gravi episodi di violenza nei confronti di civili in tempo di pace.
Durante un evento sportivo sulla spiaggia di Vergarolla, in un clima post-bellico teso ma speranzoso, si celebrava l’essenza dell’italianità. La comunità locale cercava di ritrovare una parvenza di normalità, ancora sotto l’ombra del Trattato di Pace di Parigi. Malgrado le tensioni, la gente sperava nel rispetto del principio secondo cui “nessun cambiamento territoriale sarebbe avvenuto senza il consenso delle popolazioni interessate”. Era un grido unanime: Pola è e vuole restare italiana.
In quella giornata, come rivelato solo nel 2008 dagli archivi britannici, l’OZNA (la polizia politica di Tito) fece esplodere delle mine sulla spiaggia di Vergarolla, causando la morte di oltre 116 persone, tra cui i figli di Geppino Micheletti.
Nonostante lo shock per la scomparsa dei suoi due figli, Geppino Micheletti, medico dell’ospedale cittadino, operò instancabilmente per oltre 24 ore cercando di salvare il maggior numero possibile di feriti. Il 20 agosto, il lutto avvolse Pola mentre si tenevano le cerimonie funebri per molte delle vittime.
Dopo gli accordi del Trattato di Pace di Parigi, Pola passò alla Jugoslavia e, successivamente, alla Croazia. Tuttavia, è nostro dovere preservare questa memoria, ricordare per non dimenticare.
Vi invito a visualizzare le immagini della toccante testimonianza di Iolanda Nardin, moglie di Geppino Micheletti, qui.
Un pensiero speciale va a Giovanni Nardin, Coordinatore per l’Unione degli Istriani in Puglia e pronipote di Micheletti.
Vi esorto a condividere la storia di Renzo e Carlo, del dottor Micheletti e delle vittime di Vergarolla. È essenziale raccontare e condividere per non dimenticare.